I giornalisti e i
comunicatori della rete internazionale Borghi d’Europa,in occasione
dell’Anno Europeo
del Patrimonio Culturale, hanno individuato ben 16 tappe a
Conegliano e
dintorni.
Alla ricerca degli
inediti del buon e bello vivere, i vagabondi del gusto sono arrivati
così a San
Vendemiano, a Rocca Celliere.
Sorseggiando un
ottimo vino col fondo, Adriano e Gianpaolo
e Francesca ci
raccontano la storia familiare nell’arte enoica.
“La nostra cantina
è nata nel 1960 con l’idea di produrre vini che rimanessero il più
vicino
possibile alla
tradizione, ma che al tempo stesso fossero lo specchio della
creatività della
nostra famiglia.
Così facendo i vini da noi prodotti, non sono solo figli della
tecnica, ma
delle vere e proprie
rappresentazioni della nostra anima. Noi siamo unici, così lo sono
anche i nostri vini.
Riuscire a trovare
in ogni bicchiere ciò che il terreno dona al grappolo, è diventato
un
obiettivo e una
ricerca costante. Il moderato uso della tecnologia durante tutto il
ciclo
produttivo, ci
permette di mantenere inalterate le caratteristiche dell’uva e di
offrire non
soltanto un ottimo
calice, ma anche un piccolo sorso del territorio sul quale la vite
sorge.
Per questo abbiamo
scelto di produrre vini tranquilli senza affinamenti artificiali,
frizzanti e spumanti
a fermentazione naturale in bottiglia.”
Ma ritorniamo
all’inizio del nostro viaggio del gusto.
“Rocca” dal
piccolo castello che da sempre accompagna il logo della nostra
azienda
e “Celliere”,
derivato dal latino cellarium (luogo in cui si conservano i vini),
formano
il nome della
attività.Dai tempi del fondatore Giacomo Salvador e per le tre
generazioni
in cui la famiglia
ha vissuto nel mondo del vino, qui si è sempre coltivata la
convinzione
che il vino deve
essere emozione, un piacevole ricordo di una famiglia, le sensazioni
di un territorio, i
suoi gusti, i suoi profumi e le sue vedute.
Dalla sua fondazione
fino agli anni ottanta, la grande crescita economica italiana
impose al mercato
del vino la necessità di grandi produzioni, spinte dalla maggiore
capacità di spesa
delle famiglie poiché il vino era considerato un alimento che
necessariamente
doveva essere presente a tavola, ma dagli anni novanta in poi
comincia a prevalere
una visione più edonistica.
Questo ha permesso
ad Adriano Pillon (genero di Giacomo) prima, ed ai nipoti
Francesca e
Gianpaolo poi, di cominciare a sperimentare le prime gamme di vini di
qualità, ricerca
che tutt’ora continua e che è sfociata i vini di grandissimo
pregio come
il Pazienta,
l’Hilaris, il P. Franciscus e il S. Jacobus. Questi vini sono
frutto di una
lunga, lenta e
costante ricerca che non ha come protagonista un laboratorio ma una
famiglia che cerca
di comunicare con i profumi, ballare con i sapori ed emozionare
con i colori dei
propri vini.
La sala degustazione
è stata ricavata dai vecchi serbatoi in cemento, costruiti in loco,
più simili a grotte
che a vasche, vere opere d’arte che rendono la degustazione ancora
più piacevole.
Questa sala è stata
formata unendo una cisterna da 540 e una da 250 ettolitri, che un
tempo venivano usate per lo stoccaggio dei vini.
Ed è proprio in
questi ambienti accoglienti e unici,raccolti, che sviluppiamo
l’intervista,
impegnati ad
esprimere le emozioni di un approccio inusitato.
Nel lungo percorso
di vita di cronisti del gusto, raramente incontriamo situazioni e
persone
che hanno la magia
di emozionarti. Qui, a Rocca Celliere, è semplicemente successo.
Quell’impegno di
scoprire gli inediti del buon e bello vivere a Conegliano e dintorni
ci sembra davvero
raggiunto.
Come siamo lontani
dalle banalità dei redazionali a pagamento, con gli stessi discorsi
triti e ritriti!
Al prossimo
appuntamento…...
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